Epigrafi cristiane nell’area vaticana. III-VI secolo

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Facendo seguito al saggio Epigrafi Pagane nell’area Vaticana, in questo testo si analizzano 162 epigrafi cristiane, provenienti dallo stesso repertorio, del Cascioli.
Le epigrafi e i pezzi passati in rassegna, sul piano strettamente archeologico, sono principalmente iscrizioni di tipo funerario, con i classici formulari adoperati nei primi anni del Cristianesimo. Seguono poi, in molti casi, i dati antropometrici – ovvero il riferimento all’età del defunto – e l’indicazione dell’epoca consolare, indispensabile per datare il reperto ad annum.
Molteplici le iscrizioni dalle quali traspare un profondo senso di umanità e amore cristiano. Altrettanto pathos si percepisce dalla lettura delle semplici iscrizioni che ricordano il nome del defunto e l’età all’epoca del passaggio a miglior vita, calcolato con meticolosità fino ai giorni vissuti oltre gli anni e i mesi: emblematico è il caso del fanciullo Boezio, “che visse undici anni, nove mesi e ventitre giorni”.
Oltre agli epitaffi, una notevole parte delle iscrizioni è riconducibile a carmi cristiani, come quelli che abbellivano l’abside dell’antica Basilica costantiniana o che segnalavano la presenza di tombe di santi e martiri, oppure a titula che impreziosivano pezzi ritenuti veri e propri tesori, come la ben nota Crux vaticana o Croce di Giustino, raffinato prodotto dell’alta specializzazione dell’oreficeria bizantina, e ancora manufatti scultorei di gran pregio, quale il sarcofago del praefectus Urbi romano Giunio Basso, morto nell’anno del Signore 359.
Altri elementi interessanti, utili per uno studio antropologico e storico più approfondito dei contenuti delle iscrizioni, sono gli epiteti conferiti ai defunti, le informazioni che si possono desumere dai nomi delle persone e delle famiglie (molte di origine greca), nonché i riferimenti alle professioni e alla durata media della vita.
Per quanto concerne le fonti, sono stati consultati principalmente i corpora di maggiore prestigio, come il CIL (Corpus Inscriptionum Latinarum), l’ICI (Inscriptiones Christianae Italiae septimo saeculo antiquiores), l’ICUR (Inscriptiones Christianae urbis Romae septimo saeculo antiquiores), l’ILCV (Inscriptiones Latinae Christianae Veteres) e il CLE (Carmina Latina Epigraphica), mentre è risultato uno strumento di notevole utilità l’EDR (Epigraphic Database Roma), parte costitutiva della Federazione internazionale di banche dati epigrafiche denominata EAGLE (Electronic Archive of Greek and Latin Epigraphy), raccolta sistematica di schede e di immagini di epigrafi su supporto informatico elaborata dal gruppo di lavoro della cattedra di Epigrafia Latina della Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università di Roma “La Sapienza”. Altri database di estrema utilità sono stati l’EDCS (Epigraphik Datenbank ClaussSlaby) e l’EDH (Epigraphic Database Heidelberg).
In conclusione, lungi dalla presunzione di sostituirsi ad un testo di carattere prettamente specialistico, la presente opera mira a fornire al lettore, attraverso la pubblicazione dell’inedito secondo manoscritto di monsignor Cascioli, un’interessante panoramica del patrimonio epigrafico fino al VI secolo conservato nell’area vaticana: una ricca raccolta di testimonianze archeologiche attualmente in parte ammirabili ancora in loco, in parte disseminate tra vari istituti di conservazione e in ultimo, in non pochi casi, purtroppo disperse.