Il Capitolo Vaticano

Il Capitolo vaticano è il collegio dei chierici che sovrintende alla vita spirituale della basilica di San Pietro, e ha dunque nel ministero della preghiera la sua ragion d’essere più profonda. Oltre ai quotidiani impegni connessi alla liturgia e al culto basilicale, nel corso dei secoli l’attività dei capitolari ha riguardato anche altri ambiti quali, ad esempio, pastorale, con la cura d’anime del rione Borgo, amministrativo, con la gestione del patrimonio della basilica vaticana, caritativo e assistenziale.

La formale origine del Capitolo risale al 1053 e, precisamente, al privilegio destinato all’arciprete Giovanni e ai canonici con cui papa Leone IX confermava possedimenti e privilegi ai monasteri sorti attorno San Pietro. Anteriormente a questo privilegio, le prime notizie certe riguardanti un servizio giornaliero svolto in basilica risalgono all’VIII secolo e riguardano i monaci di detti monasteri: stanziatisi attorno alla basilica vaticana per motivi essenzialmente devozionali, costoro divennero veri e propri “monaci basilicali” ai quali erano affidati la salmodia e i divini uffici. Col passare del tempo i capitolari assunsero una posizione direttiva nei confronti di questi monasteri, che finirono per diventare chiese od oratori dipendenti dal Capitolo. Fu grazie a diversi interventi normativi che il Capitolo vaticano cominciò a delinearsi sempre più chiaramente nella sua struttura e nelle sue funzioni. In questo senso, un contributo certamente di grande importanza venne fornito dagli Statuti (1279) di Niccolò III, che diedero un’organizzazione e una fisionomia ben precisa al Capitolo che, seppur con diverse modifiche, lo ha caratterizzato fin quasi ai nostri giorni. In quella occasione, tra le altre cose, venne definito il numero e l’ordinamento dei canonici e dei beneficiati, la disciplina e l’ordine del Coro nonché l’amministrazione dei beni. Annoveriamo, altresì, per la loro importanza le disposizioni di Paolo V contenute nella bolla Super Cathedram (1611), seguite da quelle della Ad Honorandam (1752) di Benedetto XIV; a queste aggiungiamo la grande riforma decretata da Pio IX con le Costituzioni del 1938, cui hanno fatto seguito gli Statuta promulgati nel 1999 da s. Giovanni Paolo II, che tutt’ora regolano la vita del Capitolo.

Come ricordato da Benedetto XVI in occasione dell’udienza concessa al Capitolo l’8 ottobre 2007, «la preghiera è fondamentale per tutti i cristiani», essa è un servizio reso al Signore «il quale merita di essere sempre lodato e adorato». Nella preghiera e nell’amorevole vicinanza alla tomba dell’Apostolo, pertanto, il Capitolo ha il suo fondamento più intimo, la sua presenza orante e «continua, volutamente non appariscente, ma fedele e perseverante», ricorda ai fedeli tutti «che nulla va anteposto a Dio; che la Chiesa è tutta orientata a Lui, alla sua gloria; che il primato di Pietro è al servizio dell’unità della Chiesa e che questa a sua volta è al servizio del disegno salvifico della Santissima Trinità».